Tango tradicional de Buenos Aires

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IL TANGO DEVE RIMANERE COME E’

Il tango è una radice popolare, come altri ritmi in altre parti del mondo che non sono cambiati né si sono snaturati, che non gli hanno messo un altro abito.
Tutto ciò che è progresso, mi piace molto però in alcune cose non ha senso. Che lo facciano nelle macchine, nei computer, che lo facciano negli spettacoli! In questo no.
Il tango è molto umile, molto semplice. Lo suonavano tipi che non avevano preparazione musicale accademica come Villoldo, Arolas, Delfino.
Era un sentimento che valeva più di tutta la parte ortodossa che poteva avere lo spartito. Il tango deve rimanere come è. E’ una cosa nostra, un paesaggio che è rimasto a prima.
E’ impossibile parlare di tango che verrà. Oggi non si possono scrivere testi di tango perché il tango è questione di clima, di epoca. Perché ? Perché ha parole che si adattano alla Buenos Aires di prima. Perché dove muore l’autore, muore l’epoca. Per me l’epoca del tango è morta.
Oggi si possono avere autori e compositori di musica, però non di tango la cui epoca terminò con i tanghi conosciuti, tradizionali, di antologia.
Bisogna consigliare i giovani che il tango non ha bisogno in alcuna maniera, del cambio di vestito. E’ una cosa che si è fermata, che si deve suonare così come è.
L’essenza del tango era quella , era l’epoca, era il tranvia, era il banco della Calle Maipù e Corrientes.Oggi bisognerebbe fare uno sforzo quasi fisico per poter fare un tango con un campo di football o con una pizzeria come sfondo. Oggi esistono tanghi molto belli, però sono canzoni a tempo di tango. Non è il tango di quartiere, non è il tango che portava un sentimento, un’emozione a ballarlo come i tanghi di Arolas.
E’ tango di oggi, non tango tradizionale, quello più semplice, quello di pulsazione ed emozione interne, non è uno sfoggio! Il tango ha la sua personalità semplicemente unica, lontana da preparazioni accademiche.

ENRIQUE CADICAMO